“La grande differenza tra il calcio italiano e quello straniero è data dalla mentalità difensiva che da noi c’è e all’estero manca o quasi.
Chi viene da fuori è sempre portato ad offendere.
Porto l’esempio di Cancelo, un giocatore formidabile ma che fa fatica in fase difensiva, proprio perchè all’estero ragionano così.
In Italia siamo diversi.
Sono migliorati all’estero anche grazie al lavoro dei nostri allenatori, che hanno portato un lavoro diverso rispetto a quello a cui erano abituati, ma cambiare la loro cultura non si può.
L’Italia invece in qualcosa deve cambiare: cosa si insegna ai bambini? Che il 2 deve dare la palla al 3, il 3 al 4, il 4 al 7, infine si arriva al 9.
Ma chi insegna al bambino a sviluppare la genialità? Così facendo mettiamo da parte la creatività.
Il calcio italiano deve smettere di scimmiottare i metodi dei settori giovanili di altri paesi, abbiamo doti innate nel confrontarci col pallone.
Personalmente sono stufo di sentirmi dire: “Non vengono fuori talenti”. È vero in parte.
In realtà l’Italia riesce a proporre giocatori di qualità, ma sono eccezioni, e spesso sbocciano da soli.
Nei settori giovanili si lavora per meccanizzare i giovani, li trasformiamo in impiegati. Imprigionati in schemi e movimenti fissi.
Ma non possiamo dimenticarci la creatività.
Dobbiamo tornare a insegnare ai bambini a giocare divertendosi, poi ci sarà il tempo per tattica e tatticismi.
Ma dobbiamo difendere il nostro dna, la capacità di inventiva.
E non è un problema di inseguire o meno le vittorie già nelle giovanili, giocare per vincere aiuta a crescere.
Lo spirito deve essere diverso”.
MASSIMILIANO ALLEGRI in una vecchia intervista del 2018